Gino De Dominicis

Gino De Dominicis nasce nel 1947 ad Ancona. Si forma all’istituto anconese, seguendo le lezioni di Edgardo Mannucci. Espone per la prima volta in una galleria della sua città natale a diciassette anni, nel 1964.

Viaggia per un lungo periodo, stabilendosi poi a Roma, dove nel 1969 espone delle opere create negli anni precedenti e pubblica lo scritto Lettera sull’immortalità del corpo. La sua ricerca artistica può essere suddivisa in due fasi: la prima, solitamente definita concettuale, databile tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘70, mentre la successiva, più pittorica e figurativa, prosegue da allora alla morte di De Dominicis.

Del primo periodo sono rimasti alcuni dei lavori divenuti famosi: risalgono al ‘69 due filmati Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell’acqua e Tentativo di volo, oltre alla scultura Il tempo, lo sbaglio, lo spazio. In questa celebre opera uno scheletro umano con i pattini tiene un’asta in equilibrio su un dito, mentre porta uno scheletro di cane al guinzaglio. Sempre nel ‘69 espone oggetti invisibili come Il Cubo, il Cilindro, la Piramide, di cui in realtà è visibile solo il perimetro tracciato sul pavimento. In questo periodo realizza le prime figure mitologiche, Urvasi e Gilgamesh, successivamente riprodotte in varie forme durante tutta la sua attività artistica.

L’anno seguente realizza Zodiaco, dove riproduce i dodici segni zodiacali concretamente, esponendo un leone vivo, un toro, una vergine e due pesci morti. Nel ‘72 espone alla Biennale di Venezia la Seconda soluzione d’Immortalità (L’Universo è Immobile), in cui un giovane affetto dalla Sindrome di Down, il signor Paolo Rosa, è seduto in un angolo davanti ad un cubo invisibile, a una palla di gomma (caduta da due metri) nell’attimo precedente al rimbalzo e a una pietra in attesa di movimento.

Nel ‘73 De Dominicis organizza a Roma un cocktail per celebrare il superamento del secondo principio della termodinamica, mentre due anni dopo apre a Pescara una mostra riservata ai soli animali. Dalla fine degli anni settanta realizza soprattutto opere pittoriche e disegni quasi esclusivamente figurativi, utilizzando tecniche basilari come la matita e la tempera su tavola o carta, più di rado su tela. Partecipa a mostre di importanza internazionale, oltre ad esporre diverse volte alla Biennale di Venezia.

Nell’82 rifiuta l’invito a Documenta di Kassel, nel ‘85 vince il Premio internazionale della Biennale di Parigi. Nel 1990 realizza per la mostra antologica al Museo d’Arte Contemporanea di Grenoble Calamità Cosmica, un enorme scheletro umano sdraiato al suolo, lungo 24 metri, largo 9 e alto quasi 4. Uno scheletro anatomicamente perfetto ad eccezione del naso lungo, un elemento che ricorre in molte opere dell’artista.

De Dominicis si spegne a Roma il 29 Novembre 1988.

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Biografia di Gino De Dominicis